Weekend a La Verna - Per chi sono io?

Nel cuore ho una domanda, che da tempo mi accompagna e che Isaia, nella domenica precedente alla partenza per La Verna, ha pensato bene di ricordarmela, imprimendola nel mio cuore in maniera indelebile: «Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia?» (Isaia 55, 1-3). Parafrasando il Profeta: perché spendere la propria vita per ciò che non sazia? Ma soprattutto, chi è Colui in grado di saziare la mia sete di vita? Per chi sono io?

È questa la domanda che dobbiamo porre alla base della nostra esistenza se vogliamo vivere pienamente, sazi di gioia e diventare fecondi. Non più “Chi sono io?” ma “PER chi sono io?”. Suor Valeria e Suor Vittoria nei tre giorni di ritiro a La Verna, ci hanno riportato ad un movimento fondamentale, il solo in grado di saziare la nostra vita. Decentrarsi, per poter iniziare a guardarsi non più con i propri occhi ma con gli occhi di Dio. Perché è solo attraverso lo sguardo amorevole del Padre nostro che è nei Cieli che ci sentiamo figli e figlie amate, in grado di donare e riservare il suo stesso amore agli Altri.

“Per chi sono io?”. Perché io non sono il mio passato, non sono i miei peccati, non sono le mie mancanze, non sono le mie cadute. E non sono nemmeno la mia posizione lavorativa o gli studi compiuti durante il percorso universitario. Io sono di più di tutto questo e quel “quid” in più è il segno che proviene da un incontro, da un abbraccio, da un Amore unico e irripetibile. È il segno della luce eterna che il Signore ha posto in me, come in ognuno di voi.

A La Verna, 1128 metri di altezza, mi sono sentita un po’ come Zaccheo sull’albero di sicomoro. Sicomoro, nel suo significato ebraico, vuol dire “albero della follia e del coraggio”. Come Zaccheo che per vedere Gesù è salito sull’albero della follia e del coraggio, io sono salita a La Verna, lo stesso luogo dove il Santo Francesco vide Gesù attraverso i segni dell’Amore impressi nella sua stessa carne. Dopo giorni di tormento, tentazioni, deserto e buio, vide rivelarsi in se stesso l’Amore del Signore. Ma anche Francesco dovette passare attraverso il buio. Ma nel buio, la Luce.

Mi sovviene alla mente una parte del Salmo 86 (85), la supplica di Davide, che declama: «Mostrami Signore la tua via, perché nella verità io cammini, donami un cuore semplice che tema il tuo nome». Come ci ha ben ricordato Suor Valeria, senza lo stare, il rimanere e il vivere pienamente quel tempo di buio, non potremo mai vedere la via che il Signore ha preparato per ognuno di noi. E per farlo sono necessari gli occhi del cuore e quindi di un cuore semplice, umile che torni a Dio e a come Egli stesso lo ha fatto e plasmato.

Dio, com’è stato per Elia, lo si trova nel buio di una caverna. Ecco che allora la sua Luce si rivela e ci interroga, perché è delle domande che scuotono e tormentano l’animo ciò di cui abbiamo bisogno per diventare fecondi e portare frutto. Dio ti mette, in completa libertà, di fronte ad una scelta. “Per chi vuoi essere? Il tuo cuore desidera essere saziato pienamente?”. Poi il silenzio. Il silenzio del cuore ci dice di un Dio che si rivela nella preghiera e dunque, nell’ascolto. Nel sussurro di una brezza leggera, com’è stato per Elia, che non parla fuori ma dentro. Il soffio di Dio non è un vento che scompiglia i capelli. Il soffio di Dio è quella brezza leggera che parla al cuore e solo un cuore umile, semplice, sarà capace di ascoltare, discernere e scegliere di rispondere alla domanda “Per chi sono io?”.
Maria Giulia